Lo slow play a inizio torneo

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Il modo migliore di affinare una propria strategia di gioco durante i tornei o durante dei semplici sit&go è uno degli elementi fondamentali per un rounder che si rispetti, che va al pari del tenersi sempre aggiornato o comunque del leggere sempre e imparare di continuo sia dai propri errori sia da quelli dei propri avversari. Si comprende quanto possa essere fondamentale giocare bene l’inizio di un torneo, che spesso e volentieri potrebbe anche risultare decisivo sul proseguire dello stesso.


Innanzitutto va detto che non bisogna pensare all’inizio del torneo come il punto cardine dello stesso, in compenso uscirne in maniera tale da aver conservato un buono stack, magari aumentando il numero delle nostre chips, è il migliore lasciapassare per riuscire a giungere posizioni ITM e perché no, magari anche a vincere un torneo. Il fondamento principale è: come iniziare?

Ovviamente ognuno inizia a suo modo, ovvero decide la strategia che meglio si adatta alla sua tipologia di gioco: naturalmente se un giocatore è particolarmente solido è ovvio che difficilmente nelle prime mani si troverà a giocare una moltitudine di piatti, a meno che ovviamente gli dei del Texas Hold’Em non abbiano deciso di premiarlo. Per le varie tipologie di giocatori aggressive invece, l’inizio è fondamentale perché per questa tipologia di gioco possedere uno stack di un certo livello risulta fondamentale per proseguire nella propria strategia aggressiva al tavolo.

Per come gioco tendo spesso e volentieri ad alternare momenti di aggressività a momenti di solidità, che solitamente alterno a seconda del mio livello di stanchezza al tavolo (considero la mia tattica solid un modo per respirare un po’). Nei vari start di tornei mi sono trovato a dover giocarmi mani “tecnicamente” buone come dei suited connectors o comunque A-x o K-x (con x una figura qualsiasi del mazzo) e ritrovarmi, matematicamente, perdente. Avere una buona mano e perdere perché la maggior parte dei propri avversari giocano, non intimoriti dalla puntata che dimostra quanto può effettivamente valere la nostra mano al tavolo.

Giocare contro 1-2 avversari, piuttosto che contro 5-6, fa molta differenza. Nel caso di un minor numero di avversari, infatti, la possibilità di perdere con in mano una buona mano sono inferiori. Così le possibilità di gioco, per ovviare a questo problema che ho incontrato, sono sostanzialmente due: rialzare in maniera molto superiore al valore della mia mano oppure decidere di attuare uno slow play nei primi livelli al fine di giocarmi anche mani buone senza compromettermi troppo.

Con la prima scelta, però, si incorrono in due problemi fondamentali: innanzitutto gli avversari potrebbero, comunque, non rimanere intimoriti da un gioco pericoloso per il fatto che non li conosciamo e loro non conoscono noi, portandoli a pensare a un bluff, di secondo metteremo in gioco ancora più chips di quante ne avremmo giocate prima, sacrificando ancora di più il mio stack.

Così lo slow play si è rivelato un toccasana nei primi livelli di buio non dando grosse indicazioni sulla mia mano, salvaguardando cosi il mio stack senza comprometterlo troppo. Così facendo, attuando perciò dei semi-bluff, si possono andare a vedere flop che possono già darci indicazioni sulla vittoria di una mano o sulla necessità di andare fold immediatamente.

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